L’attività per gli adulti assume una singolare importanza e richiede una particolare attenzione, in quanto costituisce un elemento sensibile e delicato per l’accurata scelta delle proposte e per quello che riguarda la percezione e la consapevolezza del servizio globale. È ormai un fenomeno consolidato da moltissimi anni, quello dell’attività in acqua, esercitata in modo costante (non saltuaria e occasionale) degli adulti. Motivazioni estetiche, salutistiche, sociali-aggregative, o solo ricerca del benessere? Fatto sta che l’adulto si reca in Piscina, desidera trovare un ambiente piacevole, sa distinguere, giudicare, criticare ed è esigente per ciò che riguarda i servizi della propria persona. Il modello didattico indicato, con la scansione di obiettivi, mezzi, metodi e procedure, 19 non si riferisce ad una particolare fascia d’età o d’utenza, suggerisce altresì i criteri, i principi, le operazioni e le tappe da seguire nell’impostazione generale di un programma di lavoro per avvicinare bambini, uomini, donne all’elemento acqua. Ovviamente molti aspetti differiranno, in una buona Scuola nuoto, nella lezione rivolta agli adulti, rispetto a quella per bambini e ragazzi. Negli adulti sono diverse le motivazioni, i vincoli sociali, le motivazioni di partenza, i margini di incremento o miglioramento e quindi, di coseguenza, lo stile attentivo, l’impegno, la costanza; inoltre l’adulto risente in modo particolare di variabili individuali, soprattutto di carattere psicologico, anche solo per la semplice presenza o lezione. Si discosteranno notevolmente, rispetto all’attività proposta ai ragazzi, l’aspetto comunicativo, di carattere verbale e non verbale, l’atteggiamento e le leadership, la capacità di introdurre e motivare il lavoro. Non la serietà della proposta didattica, l’impegno nella costanza nell’osservare e nel correggere, il coinvolgimento e l’entusiasmo. Sarà differente il contenuto di alcune proposte (per motivi fisiologici, articolari, ecc…), ma non la necessità che quanto proposto (se logico ed eseguibile) sia realmente eseguito, al fine di concorrere all’obiettivo più generale dell’apprendimento. Può differire l’esercizio o le modalità esecutive, ma non l’atteggiamento dell’istruttore che attraverso tale esecuzione si garantisce un’ulteriore tappa della progressione didattica. Ogni iter didattico è costituito da un’analisi della situazione di partenza, dallo studio di obiettivi raggiungibili e dalla loro proposta, dalla definizione di operazioni e tappe di percorso e da una valutazione che definisca il loro raggiungimento (e in quale misura). I mezzi ed i metodi possono differire, gli esercizi possono essere diversificati o “diluiti”, i tempi allargati, ma il processo legato all’appprendimento ha (e dovrebbe conservare nelle nostre proposte più serie) le stesse caratteristiche. Nell’allievo adulto (rispetto al bambino) sono presenti tratti iniziali sostanzialmente diversi in merito al rapporto con l’acqua. Dobbiamo aggiungere che determinate capacità motorie (e quindi molte abilità ad esse collegate) hanno il massimo sviluppo in un’età assolutamente giovane e che, in ambiti più maturi, è solo possibile un parziale recupero o una compensazione. Ciò è particolarmente significativo per tutti quegli aspetti di carattere coordinativo e sensopercettivo che non possono, se non in parte, essere orientati nel mondo acqua. In sostanza l’iter didattico, che nel bambino deve iniziare con una fase di ambientamento non soltanto psicologico, ma anche di carattere funzionale e una fase di progressiva acquaticità nell’adattamento statico e dinamico, procede con l’acquisizione di elementi aggiuntivi al patrimonio esperenziale acquatico, adattandosi progressivamente ed armonicamente all’azione globale. Nell’adulto i due elementi è come fossero separati. Non lo sono di fatto, ma è significativa e permanente la difficoltà di un’applicazione delle capacità e delle tecniche acquisite alla percezione e quindi all’efficace propulsione. Il bambino seguirà il suo iter didattico, secondo i principi che il modello esposto prevede e richiede, con il rispetto di quelle che sono ritenute tappe fondamentali, nel percorso: ambientamento, galleggiamento, posture statiche e dinamiche, propulsione. L’adulto dovrà essere instradato, per lo stesso percorso, con elasticità e buon senso, tenendo conto delle limitazioni funzionali e strutturali, accettando il fatto che ogni tappa, considerata essenziale nel processo teorico, possa essere maturata, spesso in modo incompleto o insoddisfacente. Il galleggiamento statico, lo scivolamento corretto sul petto o sul dorso devono essere accettati spesso in modo approssimativo (in questo caso per motivi dovuti al peso specifico ed alla scarsa mobilità articolare), come pure l’esecuzione di alcune catene motorie più complesse. 20 Resta fondamentale la necessità di seguire l’iter indicato, ma con l’elasticità di non pretendere alcune “conquiste” di percorso come punto di partenza dell’obiettivo successivo. È scontato e diffuso che la correttezza di posture ed esecuzioni, gli aspetti segmentari o parcellari, l’approccio analitico al problema, risultano inadeguati e poco concorrono al risultato globale. La cura con cui avvengono alcune correzioni nei giovani, deve essere applicata, nel lavoro con gli adulti, alla ricerca di soluzioni compensative o proposte didattiche con l’obiettivo della migliore “spinta” efficace. Il principio, i mezzi, i contenuti e le verifiche, risultano essenziali per un modello compiuto, analogamente a quanto già esposto. Per ciò che riguarda la ginnastica prenatatoria, laddove prevista, considerato che non sempre è ben accettata dagli adulti, conviene osservare dei principi di adeguamento semplici ed essenziali: Illustrare preventivamente (nelle informazioni all’atto dell’iscrizione) l’importanza della ginnastica prenatatoria, gli obiettivi che si prefigge, gli effetti a breve e lungo termine sull’organismo e sulla predisposizione agli apprendimenti tecnici. Utilizzare una leadership adeguata (analogamente a quanto sopra esposto per la lezione in acqua). Illustrare e motivare gli esercizi prima dell’inizio della parte a secco della lezione; correggere ed intervenire durante l’esecuzione, chiedendo la ripetizione più precisa. Adeguare le richieste e quindi le aspettative d’esecuzione e di riuscita alle caratteristiche del gruppo, nella considerazione dei succitati limiti strutturali e funzionali. Effettuare una breve fase di defaticamento e di sintesi relativamente ai contenuti ed al lavoro eseguito. Gin